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Viaggio al termine della Notte – Céline

“La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”

Ferdinand Bardamu ha vent’anni, studia Medicina e osserva la vita con rabbia, disincanto e cinismo. Arruolatosi in un impeto patriottico come soldato durante la Prima Guerra Mondiale, sperimenta le atrocità delle trincee del fronte occidentale (“Si faceva la coda per andare a crepare”) e la cieca sete di vittoria dei suoi superiori.
Ferito sul campo, Bardamu prima viene ricoverato in ospedale e poi ottiene una licenza-premio durante la quale assapora i piaceri della vita in borghese e si trova un’amante, la prostituta Musyne.
Riformato dall’esercito, Ferdinand si imbarca per l’Africa: destinazione una colonia “verso i tropici”, ma la prospettiva per lui non sembra migliorare tra il caldo e una burocrazia insopportabili. In preda alla febbre, Bardamu si ritrova, insieme ad un gruppo di galeotti, su una nave che naviga alla volta di New York.
L’esperienza in America si prospetta positiva, ma anche da qui la partenza è inevitabile e resa più dolorosa dall’amore per Molly. Tornato a Parigi Bardamu conclude i suoi studi in Medicina e trova casa nei sobborghi, dove si dedica, con scarsi guadagni, alla professione medica.
Infognato nel suo destino di perdente, è proprio tra i reietti che Ferdinand macina, tra sbornie ed insonnia, esperienze ed amori di contrabbando costantemente accompagnato da una disperata sete di vita ed un infernale olezzo di morte…

“Ci sono per il povero a ‘sto mondo due grandi modi di crepare sia con l’indifferenza generale dei suoi simili in tempo di pace, sia con la passione omicida dei medesimi quando vien la Guerra”

Al di là della figura, chiaramente autobiografica, di Bardamu, un vero e proprio alter ego dello scrittore, i reali protagonisti di questo viaggio sono essenzialmente loro, i “poveri cristi” la classe operaia che non va in paradiso ma che si dibatte nella melma del mondo. Una umanità in disfacimento che Céline descrive con una spietata forza nichilista e senza sognarsi nemmeno di pronunciare condanne, né azzardare giudizi morali, ma cogliendone il dramma: il degrado dei sobborghi parigini, gli orrori della guerra, lo squallore delle colonie, la disumanità della fabbrica sono mali comuni ma inevitabili, piaghe purulente ed intrinseche al tessuto del mondo.
Céline è il suo stesso mondo letterario, si nutre con voracità e cinismo delle abiezioni che narra, giunge fin quasi al compiacimento di fronte agli episodi più turpi: le sue narici si nutrono del sentore di decadenza e morte che avvolge l’intera umanità.

“Man mano che resti in un posto, le cose e le persone si sbracano, marciscono e si mettono a puzzare appositamente per te”

 

*#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.

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