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L’Inno di Mameli, una cosa Stupenda

Nelle competizioni sportive internazionali, quando scendono in campo gli azzurri, il fischio d’inizio è sempre preceduto dall’Inno d’Italia, l’Inno di Mameli. In quel momento, per pochi secondi, pare tornare in auge un forte segno di appartenenza, un forte patriottismo. Ma il tutto dura veramente pochi istanti: finita la competizione, ci scordiamo i versi dell’Inno, rimettiamo al suo posto il Tricolore e, sino la successiva competizione sportiva, c’è che si scorda persino di essere italiano. Forse lapalissiano, ma nemmeno troppo per qualcuno, l’inno di Mameli non è stato concepito per divenire la colonna sonora dei mondiali. Fratelli d’Italia è il frutto del sentimento risorgimentale di un giovane scrittore. Il sentimento è il patriottismo e il giovane si chiama Goffredo Mameli.

Secondo Anton Giulio Barrili, patriota e poeta, amico nonché biografo di Mameli tutto inizia a Torino in una sera di mezzo novembre del 1847. Siamo a casa di Lorenzo Valerio, scrittore di buon nome. Si respira patriottismo, e, sulle note degli inni sbocciati nell’anno, si dibatte di politica. Improvvisamente, entra nell’abitazione un nuovo ospite: Ulisse Borzino, noto pittore genovese. Proprio da Genova giungeva e, rivolgendosi all’indirizzo del maestro Novaro, toglie un foglietto di tasca e glielo consegna: “te lo manda Goffredo”. Il Novaro apre il foglio, lo legge e si commuove. Tutti si dispongono attorno chiedendogli cosa sia. “Una cosa stupenda!” esclama il maestro. Quindi lo legge ad alta voce sollevando entusiasmo nel suo uditorio. Novaro si precipita al cembalo e, con i versi di Mameli sul leggio, strimpella e assassina con le dita convulse il povero strumento. Ma insoddisfatto, non riuscendo a trovare nemmeno lontanamente una melodia che potesse sposare quelle meravigliose parole, si alza, si congeda e si precipita verso casa. Là, senza neppure levarsi il cappello, Novaro si getta verso il pianoforte. Tornato alla memoria un motivo strimpellato a casa di Valerio, il maestro inizia a scrivere su un pezzo di carta, il primo che gli capita sulle mani.Nell’agitazione, Novaro rovescia la lucerna sul cembalo e di conseguenza anche sul foglio, l’originale dell’inno dei Fratelli D’Italia.

Era nato Il Canto degli Italiani, una vera e propria opera. Un’opera ove Mameli, partendo dalla civiltà romana, racconta le gesta eroiche sulle quali è stato concretizzato il sogno risorgimentale. Racconta di Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano, il generale e uomo politico che sconfisse i Cartaginesi di Annibale nel 202 a.C. a Zama, nella battaglia che decretò la fine della seconda guerra punica. Racconta l’orgoglio dei nostri padri: disposti ad impugnare le armi, senza indugi, rimanendo uniti e compatti, come una coorte, disposti alla morte pur di liberarsi dall’oppressore straniero. Raccolta la speranza dell’Italia del 1848 di raccogliersi in un’unica bandiera: una speme, di unità e di ideali condivisi, per un Paese ancora diviso in sette Stati. Racconta di Alberto da Giussano che, guidando la Lega Lombarda, sconfisse Federico I, il Barbarossa, costringendolo ad abbandonare il suo disegno politico di unificazione della penisola Italiana sotto la corona imperiale. Racconta le parole “tu uccidi un uomo morto” di Francesco Ferrucci pronunciate, nel momento della morte, al vile capitano di ventura Fabrizio Maramaldo durante l’assedio di Carlo V d’Asburgo alla Repubblica di Firenze. Racconta lo stoico gesto di Balilla, il  soprannome del fanciullo che scagliò una pietra contro un ufficiale austro-piemontese,  innescando la rivolta che si tradusse nella liberazione di Genova.

Oggi, chi, durante l’esecuzione, se ne sta con le mani in tasca, quasi infastidito; chi esce dall’aula all’inizio della melodia; chi lo rinnega per essere troppo retorico nelle parole “siam pronti alla morte”. Oggi, invece, dovremmo semplicemente evitare sproloqui o commenti ipocriti e, nell’ascoltare l’Inno, dovremmo cantarlo, con la mano sul cuore, e mostrare rispetto per quel giovane patriota morto a soli 22 anni per la sua idea.

 

*#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.

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