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I no-vax non sono una moda del momento

Il primo vaccino della storia è nato nel lontano 1796 e con lui anche coloro che si sono opposti alla sua efficacia. Edward Jenner luminare medico britannico è considerato il padre moderno della vaccinazione, prelevò del materiale da una pustola di Vaiolo bovino contratto da una giovane donna, figlia di un contadino del posto, e la iniettò ad un ragazzo di 8 anni. Dopo alcuni mesi il ragazzo venne nuovamente inoculato quest’ultima volta con il vaiolo umano, ma, come ci si aspettava, non sviluppò alcun sintomo di malattia.

In epoca passata le motivazioni dei primi contrari alla vaccinazione furono di carattere ideologico e religioso: entravano in gioco la concezione del male, della predestinazione e del diritto di opporsi alla natura. Tali convinzioni permanevano nonostante le percentuali di morti causate dal virus del vaiolo variassero tra il 30% e il 40% dei non vaccinati, contro il 3% di coloro che venivano vaccinati. Nel 1853, in Inghilterra, venne introdotto l’obbligo di vaccinare contro il vaiolo i bambini di tre mesi: in risposta a tale provvedimento sorsero associazioni di oppositori alla vaccinazione che riuscirono, dopo varie proteste, a ottenere l’eliminazione della vaccinazione obbligatoria. In seguito a questa decisione il numero dei vaccinati si ridusse della metà e aumentarono i casi di malattia e di morte da vaiolo. Il movimento degli antivaccinisti trovò un consenso tanto alto che nel 1863, a Londra, fu fondata un’associazione internazionale contro la vaccinazione. Secondo gli oppositori, la vaccinazione, oltre a essere inutile e dannosa, era una violazione della libertà personale che lo Stato non aveva il diritto di imporre e pertanto paragonabile ad un crimine intollerabile.

In epoca moderna non possiamo non parlare di Andrew Wakefield, ex medico britannico. Diventò noto per uno studio del 1999, pubblicato sulla rivista Lancet, in cui sosteneva di aver riscontrato una correlazione tra la somministrazione del vaccino trivalente Morbillo Parotite Rosolia e lo sviluppo di Autismo. Il lavoro di Wakefield determinò nel Regno Unito un drastico calo delle coperture vaccinali e in numerosi Paesi il mancato raggiungimento di adeguati livelli di immunizzazione, con conseguente aumento dell’incidenza del morbillo e delle sue complicanze. Nella comunità scientifica il lavoro di Wakefield stimolò un’ampia discussione e già i primi studi scientifici, condotti negli anni immediatamente successivi, smentirono i risultati della ricerca del medico inglese. Nel 2004 il giornalista del Sunday Times Brian Deer condusse un’accurata inchiesta che mise in evidenza come la ricerca di Wakefield fosse stata condotta in modo irregolare, con finalità prevalentemente economiche. Dall’inchiesta si rilevò che la ricerca fu commissionata da un avvocato impegnato nelle cause di risarcimenti per danni da vaccino e 2010 Wakefield venne espulso dall’ordine dei medici britannico per pubblicazione disonesta delle ricerche, mentre lo studio venne ritirato dal Lancet.

Sin dagli albori delle manifestazioni antivacciniste, i propugnatori di queste idee si mostrano poco ricettivi ai dati scientifici ed empirici. Tale contesto è stato da alcuni attribuito ad una sorta di disadattamento alla modernità, ovvero alla difficoltà di alcuni individui a calcolare rischi e benefici di una cosa, data l’enorme mole di informazioni attualmente disponibili. Molte tesi sostenute dagli antivaccinisti si basano anche su teorie del complotto o si alimentano con la circolazione di fake news e bufale facilmente smascherabili con qualche clic on line. In conclusione quando si parla di salute e medicina è la comunità scientifica e le sue pubblicazioni che devono indicare la via da seguire e non le parole di qualche individuo. La scienza non supportata da dei dati riscontrabili e riproducibili è solo e solamente Fuffa.

 

*#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.

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