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Il sogno psichedelico dei Beatles: Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

Il 29 agosto del 1966 fu il giorno che segnò l’ultimo concerto dei Beatles al Candlestick Park di San Francisco. Dopo questo concerto i Fab Four decisero di dire basta ai tour e alle esibizioni dal vivo. Da una parte si manifestava il problema di dover incidere in pochi giorni a causa dei continui concerti che li vedevano protagonisti e di conseguenza la grande pressione e frustrazione che ne derivava mentre dall’altra si sentiva il bisogno di arricchire il proprio sound, di aggiungere dettagli per renderlo unico sotto ogni aspetto e di riuscire attraverso le registrazioni a stabilire una connessione più solida con il pubblico, furono le motivazioni che portarono a fare questa scelta.

Il lavoro che i Beatles intrapresero durante l’inverno e la primavera del 1967, frutto dell’esperienza acquisita con il precedente disco “Revolver”, le idee maturate, le ispirazioni e l’onda artistica stimolata dall’uso delle droghe psichedeliche, sancì un’opera caratterizzata da un approccio particolarmente sperimentale, meticoloso ed attento sotto ogni minimo dettaglio. Il lavoro fu talmente impegnativo e lungo che dopo un totale di 400 ore di dedizione riuscirono finalmente a completare la loro creazione. Questo lungo periodo di lavorazione accese le preoccupazioni del produttore e quinto Beatle George Martin, il quale affermò: “Mentre i tempi di realizzazione dell’album si allungavano sempre di più e il suo stile diventava sempre più d’avanguardia devo confessare che cominciavo a essere un po’ preoccupato. Mi domandavo se il pubblico sarebbe stato pronto per tutto questo”.

Il primo giugno del 1967 venne pubblicato l’ottavo album dei Beatles: “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”.

Il disco rappresenta una svolta radicale per il percorso musicale che ha definito i Beatles. Partendo dal 1963, anno in cui venne pubblicato il primo disco “Please please me”, i Fab Four rappresentavano una band grezza, priva di esperienza, vista sotto una luce monocromatica. Basta pensare all’abbigliamento elegante, formale, sofisticato, da veri good boy, che li caratterizzò in quei primi anni ’60: camicia bianca, cravatta nera, pantaloni skinny e stivaletto; in netta contrapposizione all’esplosione di colori, alla brillantezza delle uniformi militari di satin dai colori sgargianti ed abbaglianti della pseudo band dei cuori solitari che meglio di chiunque altro riuscì ad interpretare la più famosa dell’estati del dopoguerra: la summer of love.

Anche l’aspetto sonoro, che più di tutti rivoluzionò il concetto che riuscirono a trasmettere i Beatles in quel momento, venne mutato e furono introdotte forti novità. Il forte interesse per l’India e la religione induista, portarono George Harrison a trascorrere cinque settimane in India a studiare il sitar. Nel disco è infatti presente la traccia “Within you whitin you” dove si sente la forte influenza di suoni orientali e della cultura del paese. Per la realizzazione della traccia partecipò il London Asian Music Club armato di tabla, dilruba e swaramandala così da raggiungere un suono più autentico possibile capace di rievocare la tradizione indiana.

La genialità di Paul McCartney e John Lennon nell’ideare due brani che saranno poi uniti da un passaggio orchestrale immortale è racchiusa nel brano “A day in the life” dove vennero impiegati 41 musicisti a cui venne chiesto di passare gradualmente da note più basse a note più alte in maniera del tutto casuale fino ad uno stacco netto. Il risultato ottenuto dimostra come l’idea sperimentale si adatta al contesto del brano.

La rievocazione dell’atmosfera circense di “Being for the Benefit of Mr.Kite!” nasce da un manifesto di un circo acquistato da Lennon ad un emporio. Un brano ricco di suoni: la chitarra psichedelica, l’organo, l’armonica; ma quello che ha più risalto è la marcia trionfale eseguita da Ringo Starr, in perfetto stile militaresco.

Il brano che comunque maggiormente definirà lo stile psichedelico e surreale del disco è il brano “Lucy in the Sky with Diamonds” a partire dall’interpretazione del titolo. L’acronimo del titolo della canzone sembrava che si riferisse alla droga LSD. Tutto ciò fu smentito da Lennon che affermò di aver tratto ispirazione da un disegno del figlio Julian rappresentate una bambina che passeggia in un cielo colmo di diamanti. Sulla base di questa idea venne scritto un testo interpretato dalla voce di Lennon ed accompagnato da una musica dolce e soave in grado di far immergere l’ascoltatore in un sogno, in quel viaggio attraverso un mondo abitato da gente sui cavalli a dondolo che mangia torte di caramelle, fiori di plastica gialli e verdi che decorano la testa, alberi di mandarino e cieli di marmellata ed all’improvviso la visione mistica di quella ragazza con occhi di caleidoscopio, Lucy nel cielo con dei diamanti. Relativamente al suono vennero impiegate tecniche innovative come il double tracking, una forma di sovraincisione in cui si modifica il suono della voce o di uno strumento preregistrato, registrandoci sopra, in modo da raddoppiarlo ed ottenere un suono più forte ed intenso.

Tornando quindi alla questione che George Martin si pose durante la lavorazione del disco, la risposta è sì. Si, il pubblico era pronto a tutto ciò ed apprezzò in modo esagerato il disco tanto che Sgt. Peppers divenne l’album più venduto dei Beatles fino ad allora e tutt’oggi, a cinquanta anni dall’uscita, risulta essere ancora il massimo capolavoro di musica psichedelica mai realizzata ed occupa la prima posizione nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi pubblicata dalla rivista “Rolling Stone”.

*#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.

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