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Angeli e demoni, perle e corniole – Un viaggio nel Museo di Arte Medievale e Moderna di Arezzo

A forza di percorrere una via, il suo nome ti rimane impresso: diventa quasi un mantra, una voce nel tuo vocabolario, una presenza indistinta nella tua routine quotidiana. Ed è un male, perché dietro ad ogni nome si nasconde un mondo.

A me è capitato di scoprirne uno dietro via Spinello Aretino, ma in questo caso sono stata facilitata: un nome così ti mette addosso una certa curiosità, non appena lo senti.
Insomma, questo Spinello era un pezzo grosso nel panorama pittorico del Trecento: aveva una mano eccezionale, tanto che il Vasari ha erroneamente attribuito una sua opera a Giotto. Era richiesto e famoso, soprattutto perché il suo nome era legato ad una storia a tinte fosche: sembra che avesse dipinto in modo formidabile il ritratto del Diavolo, come racconta Anton Giulio Barrili nell’omonimo romanzo. Come è capitato a tanti altri artisti, le opere di Spinello col tempo si sono sparse come perle di una collana rotta: una è finita al Met, un’altra all’Hermitage, e così via.
Ma c’è un museo, ad Arezzo, che ne ha un’alta concentrazione: il Museo di Arte Medievale e Moderna. Ha un’intera sala dedicata a Spinello e alla sua “cerchia” (suo figlio Parri, Giovanni d’Agnolo di Balduccio), in cui cavalieri in chiaroscuro avanzano in un acquitrino, davanti ad una lotta tra angeli e demoni. Poi ti fermi davanti alla Trinità e mentre osservi il ritratto di Dio – sì, Spinello era un ritrattista d’élite -, e ti incanti a notare il perfetto uso del colore, ti viene da chiederti se Spinello abbia fatto un patto con Lui o con la concorrenza.
Il bello è che in questo museo le meraviglie non sono finite: il piano terra è dominato da una Madonna col Bambino in trono (impreziosito da lapislazzuli e corniole) di Dietisalvi di Speme, che fa a gara con Spinello su chi ha il nome più strano; oggetti e cofanetti bizantini in avorio finemente cesellati riposano sotto teche di vetro infrangibile; una corolla di stanze fa da scrigno ad una collezione di maioliche e porcellane da Cina, Spagna, Urbino, Deruta; monete e sigilli del Duecento occhieggiano da teche piramidali; al primo e al secondo piano ha in scena un valzer di opere di Bernardo Rossellino, Luca Signorelli, Girolamo della Robbia, Bartolomeo della Gatta, Salvator Rosa, Amos Cassioli, Pietro Benvenuti, per citarne solo alcuni.

Tutto questo ben di Dio gratis.
Sì, avete capito bene: il biglietto non si paga.

Per info: http://www.museistataliarezzo.it/museo-arte-medievale

 

*#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.

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