“Non potevo fare a meno di pensare. Dio mio, questi postini, non fanno altro che infilare le loro lettere nelle cassette e scopare. Questo è il lavoro che fa per me. oh. sì sì sì.”
Protagonista della vicenda è Henry Chinaski, celeberrimo alter ego di Charles Bukowski, un uomo adulto che dalla vita non si aspetta nulla e nulla desidera se non sesso, alcol e gioco d’azzardo.
Chinaski assunto alle poste, fantastica sul suo futuro lavorativo auspicandosi un lavoro facile e poco faticoso, unico scopo: “infilare lettere nelle cassette della posta e scopare”; ma il suo sogno viene presto infranto nel momento in cui inizia a viverlo. Si ritrova invischiato in una poltiglia di routine e squallore, immerso parallelamente nella periferia degradata di Los Angeles e nella zelante e rigida macchina burocratica postale; una grande struttura governativa fatta di norme, regole, orari e straordinari che porteranno l’uomo alla desolazione.
Chinaski si consola affogando le sue frustrazioni nell’alcol e trovando rifugio tra le morbide braccia di donne più sole di lui, come la calda e accogliente Betty, l’insaziabile e vogliosa texana Joyce, e Fay, la contestatrice hippy che gli darà una figlia prima di sparire in una remota comunità.
Tra clamorose sbornie, scommesse azzardate all’ippodromo e “movimentate” nottate in motel sgangherati, Chinaski riuscirà a “guadagnarsi” il licenziamento. Non tutto va però come desiderato e Henry sarà costretto poco tempo dopo a tornare sui suoi passi e farsi reintegrare in quel grosso mondo da lui mal sopportato, combattuto e deriso.
Torna così a lavorare alle poste per mantenere i suoi vizi, pur detestando fortemente il suo lavoro, tra alti e bassi, lavorerà li per 12 anni, nei quali la routine e la ripetitività del lavoro lo snerveranno, fino al licenziamento definitivo.
Post Office è l’anti-romanzo-di-formazione, racconta la progressiva degradazione del protagonista, che inizialmente speranzoso e sognatore, seppure con le proprie particolari speranze e sogni, discende una spirale appiccicosa di delusioni, burocrazia asfissiante e destrutturazione dei suoi luoghi comuni in altri ben più noiosi e reali.
Anche i suoi vizi effimeri ma piacevoli, si sporcano del fango in cui è intrappolato: l’indifferenza disullusa toglie creatività e follia all’alcol, mentre le donne perdono ogni considerazione in quanto esseri umani e restano disprezzati oggetti sessuali, utili soltanto al coito.
“Non prendertela troppo. Non è stata colpa tua. È stato l’alcool. Mi è successo altre volte.”
“Ma ogni tanto arriva una donna, in pieno rigoglio, una donna che scoppia dal vestito… una creatura tutta sesso, una maledizione, la fine di tutto.”
La difficoltà nel lasciare il lavoro, nel lasciare i vizi, nel lasciare una donna, derivata dall’insofferenza verso ogni cosa, dalla sensazione di inutilità di tutto, riflettono un uomo che detesta la vita stessa, ma, in una contraddizione continua tipica di Bukowski, non riesce a lasciarla. E’ la vita il più grande vizio di Chinaski, e l’ufficio postale ne è una semplice metafora.
“Bisognava riempire più moduli per licenziarsi che per farsi assumere”
*#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.