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Sirmione: un piccolo luogo dove la Natura si fonde con la Storia

Visitare Sirmione equivale a fare un viaggio nel tempo della durata di duemila anni; in questa piccola penisola infatti hanno posato le loro orme: legionari, barbari, monaci, signori, soldati, fino alle star degli anni ’60 (vedi Maria Callas) e i turisti dei giorni nostri.

Sirmione, “Sirmio” per i romani, nasce come mansio cioè come stazione di sosta di lusso per gli ambasciatori e gli ufficiali militari che si trovavano a passare lungo la via Gallica, la strada che collegava Roma alla Francia passando per Verona e Brescia.

Oltre ai servizi di ristoro classici, questa mansio, offriva agli illustri ospiti un servizio in più: le terme. I romani, infatti, scoprirono una fonte termale (la Fonte Boiola o Fonte Bollita) a qualche metro di distanza dalla costa settentrionale della penisola e, grazie alle loro abilità ingegneristiche, canalizzarono l’acqua sulla terra ferma in modo sfruttarne i benefici. Nella parte nord sono ancora presenti i resti di una grande villa romana – probabilmente un grande centro benessere – risalente al I sec d.C.. Sono erronamente definiti e conosciuti come “Le grotte di Catullo” ma, a dire il vero, non sono nè grotte nè sono i resti della villa di Catullo che visse nel I a.C., circa un secolo prima della costruzione di questo edificio.

Ai Romani seguirono i Longobardi (VIII-IX) che fortificarono la cittadella e costruirono la chiesa di San Salvatore fuori le mura, di cui sono rimasti piccoli resti. Sempre nel periodo medioevale questa penisola si trasformò in un’isola grazie alla creazione di un canale, tutt’ora esistente, che divise i tre promontori su cui sorge l’abitato alla costa del lago.

L’isola divenne così il luogo ideale per i Patarini – comunità religiosa dichiarata eretica da Papa Lucio III nel 1185 – che si insediarono quì nel XIII secolo. Il loro soggiorno fù però breve perché, in una calda notte del 1276, Mastino I della Scala fece prigionieri i centosettanta religiosi, li condusse a Verona e nel giro di qualche giorno li arse vivi nell’Arena (gesto che trovò l’ammirazione papale).

Con questo atto, inizò il periodo di dominazione veronese che ci ha lasciato quello che è diventato il simbolo di Sirmione: il Castello Scaligero. Costruito con mattoni, tufo, marmo rosso e sassi di fiume, il castello ha assunto la planimetria attuale tra il 1261 e il 1280. Mastino I, infatti, riadattò il mastio romano a porto di ricovero per la flotta navale scaligera.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, con il passare degli anni, Sirmione non perse il suo fascino: nel 1405 i Veneziani conquistarono l’isola e l’amministrarono sino al 1797; nell’800 il controllo passò agli austriaci e poi ai francesi; solo con la proclamazione dell’Italia (1861) Sirmione tornò finalmente ad essere proprietà italiana.

C’è da dire, però, che nonostante il passare degli anni e il susseguirsi delle dominazioni, la vera “padrona” dell’Isola è rimasta la Natura: silenziosa e attenta, ha circondato e inglobato tutti gli artifici uomani; questo è particolarmente evidente nella parte settentrionale dell’isola. Già fuori delle mura si intravede una fitta vegetazione ma è addentrandosi nei vari sentieri che avremmo la sensazione di entrare in un luogo fuori dal tempo e dal mondo.

Per arrivare alla chiesetta di San Pietro in Mavino, ad esempio, dobbiamo percorrere un piccolo sentiero fatto di dolci salite e cipressi; l’aria tersa e il cinguettio degli uccellini ci daranno, per un attimo, la sensazione di trovarci in terra toscana ma, proseguendo, il silenzio assordante e la sacralità del luogo ci faranno perdere qualsiasi riferimento spazio-temporale.

San Pietro in Mavino è una chiesetta romanica da poco restaurata, tanto modesta dall’esterno quanto sorprendente all’interno: grazie al restauro sono riemerse le prime fondamenta e, nella zona absidale, alcuni degli affreschi più antichi di tutto il Lago di Garda.

Proprio di fronte a questa chiesa è presente una campana in bronzo di 22 tonnellate chiamata Campana Julia che fa parte del monumento ai caduti per la patria e che suona solamente in particolari giorni tra cui: Pasqua; il 24 Maggio (inizio della prima guerra mondiale); il 2 Giugno (Festa della Repubblica) e “all’ora del tramonto dell’8 Settembre a memoria ed onore dei militari italiani caduti e deportati nei campi nazisti (…) che resistendo fino alla morte testimoniarono che l’italia era viva”.

Per continuare a godersi appieno il piacere di questa natura incontaminata vi consiglio di sedervi su uno scoglio in riva al lago e ammirare la placida distesa di acqua cristallina che si estende davanti a noi. Se invece siete più esigenti potete fare tappa nel centro termale dell’isola che si trova poco fuori il borgo medievale.

Di sicuro un soggiorno a Sirmione vi rimetterà al mondo: facile da raggiungere, piccola ma dalle mille sfaccettature, è una meta da non perdere. Sono sicura che ogni volta che ritornerete potrete fare vostri i versi del suo illustre cittadino Catullo: “Delle isole e penisole gioiello, o Sirmione, di quante ne sostiene, tra laghi risplendenti e mare aperto, l’uno e l’altro Nettuno, con che voglia, con che gioia e piacere ti rivedo!

 

*#TeletruriaGiovani è un nuovo progetto coordinato da Teletruria, nato dalla volontà di dare voce ai giovani. Il team di #TeletruriaGiovani è formato esclusivamente da ragazzi under 40 non giornalisti che, per il gusto di scrivere e per la passione di condividere le loro esperienze, hanno deciso di curare delle rubriche tematiche. I ragazzi sono tutti volontari e scelgono in autonomia i temi su cui scrivere.

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